L’incontro possibile anzi inevitabile

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L'incontro possibile anzi inevitabile

Se Antoneddu Sau avesse incontrato Sergio Frau lo avrebbe seguito ben oltre quelle Colonne d’Ercole ancora da localizzare (o magari già rilocalizzate) e avrebbe cercato egli stesso, con l’entusiasmo che lo caratterizzava, tutti i reperibili frammenti dei segni e dei simboli che lui amava tanto materializzare con le sgorbie, gli scalpelli. Se Sergio Frau avesse conosciuto ziu Antoneddu ne avrebbe fatto un “braccio armato” nella ricerca e ricostruzione di ogni simbolo che nel suo poderoso viaggio fra i cento centri del mondo ha saputo riconoscere, collocare, rileggere. Dunque in questo Museo di Sorgono si compie un prodigio: una collezione creata grazie alla passione e all’amore per l’intaglio e divenuta donazione per dare senso definito ai “segni sul legno” esce (citando Sergio Frau) dal suo obitorio e riacquista un nuovo senso vitale. Le casse custodi di storie, segni, intagli viaggiano in altre direzioni di tempo e di spazio grazie a quei segni comuni che nei mondi di Omphalos la mano di altri uomini avevano creato e disposto e che la ricerca paziente di Sergio Frau ha riordinato.

Il maestro Sau ha in qualche misura sofferto sempre quella tendenza a mantenere l’intaglio del legno dentro la categoria ristretta ad alcuni elementi riconosciuti e riconoscibili negli arredi storici che ruotavano intorno alla cassa. Cambiando prospettiva ha rivisto le tradizionali casse anche come contenitori di intagli, di segni, di simboli propri di un “linguaggio dell’intaglio” caratterizzante la sardità ma la cui universalità poteva avere origini lontane, così come lontani e comuni possono essere tutti i linguaggi. Da questa visione nasce, in anni assai lontani, la trasposizione degli intagli non più in cassapanche ma anche in mobili di straordinaria fattura, in tavoli, sedie, letti, angoliere accomunati da composizioni di intaglio in cui quei segni sui primi legni potevano essere riprodotti e ricombinati in nuove frasi e nuovi racconti, realizzando, anche controcorrente, le sue personali prospettive di quelli che egli definiva “i segni sul legno” per dare senso profondo al linguaggio dell’intaglio. In effetti i sentieri percorsi da Ziu Antoneddu e Sergio Frau in tempi diversi e con punti di partenza apparentemente differenti, ma con uguale passo e uguale modo di vedere, hanno portato a questa coraggiosa svolta che oggi contiene il museo di Sorgono : La collezione Sau e Omphalos di Sergio Frau non realizzano una convivenza sovrapposta e indipendente di due processi separati che il visitatore ha l’opportunità di guardare. Lo straordinario lavoro compiuto da Sergio Frau prende il visitatore e lo porta da un suo centro del mondo spostando di volta in volta il punto di osservazione e riportando segni e simboli di altre civiltà verso il linguaggio contenuto “anche” in quelle casse. Il visitatore deve accettare di essere sballottato da una prospettiva ad un’altra non in modo occasionale, caotico, ma con la coerenza di ogni esperimento, il cui risultato dipende sempre anche dalla posizione dell’osservatore e la cui conclusione non è mai scontata anche se può essere attesa. 
Se Antoneddu Sau avesse incontrato Sergio Frau lo avrebbe seguito ben oltre quelle Colonne d’Ercole ancora da localizzare (o magari già rilocalizzate) e avrebbe cercato egli stesso, con l’entusiasmo che lo caratterizzava, tutti i reperibili frammenti dei segni e dei simboli che lui amava tanto materializzare con le sgorbie, gli scalpelli. Se Sergio Frau avesse conosciuto ziu Antoneddu ne avrebbe fatto un “braccio armato” nella ricerca e ricostruzione di ogni simbolo che nel suo poderoso viaggio fra i cento centri del mondo ha saputo riconoscere, collocare, rileggere. Dunque in questo Museo di Sorgono si compie un prodigio: una collezione creata grazie alla passione e all’amore per l’intaglio e divenuta donazione per dare senso definito ai “segni sul legno” esce (citando Sergio Frau) dal suo obitorio e riacquista un nuovo senso vitale. Le casse custodi di storie, segni, intagli viaggiano in altre direzioni di tempo e di spazio grazie a quei segni comuni che nei mondi di Omphalos la mano di altri uomini avevano creato e disposto e che la ricerca paziente di Sergio Frau ha riordinato.

                                                                                                                                                                                                               Mario Sau

                                                                                                                                                                                                               Mario Sau

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