Ho vissuto per anni sapendo che il bottone della tradizione sarda, del costume sardo, rappresentava un seno molto bitorzoluto con un capezzolo enorme, non è vero… e qui si dimostra perché questa tavola racconta la genesi del bottone della tradizione sarda. Il modello più grande al centro è un modellino di nuraghe incompleto fatto di bronzo ma dopo che la civiltà nuragica era ormai morta. Sotto ci sono delle canalette che servivano a fondere a cera persa il nuraghe. Però a fianco trovate dei bottoni a forma di nuraghe che sono stati trovati a Vetulonia, e in molti altri posti etruschi. Plutarco scrive che gli Etruschi erano coloni dei Sardi, per questo si trova moltissimo materiale sardo nelle tombe etrusche. Questi bottoni, (alcuni sono del museo di Sassari altri sono di Populonia, di Vetulonia), che all’inizio hanno quattro torri e quella centrale esattamente come questo modellino di nuraghe. Poi si semplifica e diventa una torre sola e il tronco di cono sotto. Quindi non è un capezzolo ma una torre, non è un seno bitorzoluto ma un nuraghe. E questo è quello che accomuna le “chentu concas” e le “chentu berrittas” che sfilano a Sant’Efisio tutte insieme, tutti con costumi differenti, meravigliosi ma uniti tutti da questo stesso simbolo ad accarezzare il mare, in processione, come per supplicarlo di non impazzire di nuovo.