Del resto la Sardegna regge bene la parte di “Isola Mito”, perché con i suoi ventimila nuraghe, con le sue montagne d’ossidiana, con le sue vene d’argento, con il sale che era ricchezza dappertutto… Era un’enorme città galleggiante, più grande d’Israele, e le sue meraviglie venivano raccontate in tutto il mondo, intorno. Questa parete è una piccola sintesi che confronta l’identikit dell’Isola di Atlante raccontata da Platone con la Sardegna del II millennio a.C. Tutto il racconto di Platone su un’Isola Mito immaginata al di là di Gibilterra veniva considerato fantastico, fantasmagorico, strabiliante. Frasi come “quest’isola aveva acque calde e fredde”, be’ la Sardegna ce le ha…; “quest’isola aveva tutti i metalli”, be’ la Sardegna ce li ha…; “aveva una pianura che era la più bella di tutte le pianure”, il Campidano… è uno splendore ed è realmente protetta dai venti più freddi dalle Giare e dai monti che sono al nord. Il 70% delle coste sarde non permette un approdo, le altre erano sorvegliate da centinaia di nuraghe che vedevano qualsiasi nave in arrivo. Il che rende inverosimile una conquista fenicia dell’Isola. Quindi andava presa per buona anche la grande tragedia finale che ci racconta Platone, che quest’isola era talmente ricca, talmente forte, talmente superba che Zeus decise di punirla con terremoti e cataclismi marini per rendere migliori i suoi abitanti. Un’intera a sala documenta come l’Ira di Dio/Zeus si è scatenata su quest’isola sacra.